The pursuit of happiness.

*per l’italiano, scorrere*

(editorial) Letters From the Age of Turbulence.

Where are the men gone? What are they looking for? And you, who are you? 

Perhaps, balancing between the reassuring certainty of a like, YOLO or the future, a positive #vibe, Kanye West banned from the world (and soon to be back in) while Taylor Swift makes billions, the loneliness behind speaking empty words, the latest course on how to use chat-gpt, a distracted gaze in trying to grasp something you just can't find, that something-not-going-but-not-understand-what, and, then, a notification.

The future does not exist (said Augustin). What about T-I-M-E?

Not long ago, a boy, said to me: “We need authentic human exchange, we want to find a place where to talk about relevant topics we normally never discuss in our lives, do something creative and useful together, which could also help someone else in the same state of personal research.” 

So naive, so simple.

"So I wasn't talking about boas, primitive forests, stars. I would stoop to his level, talking about viral contents, my creator friends, no-make up make up trends, fashion shows and sustainable tote bags. And he, he was all pleased to have met such a sensitive boy." (The Little Prince, slightly revised and updated).

From my window I can see the big dome of a church. Looking up, one night I felt the warmth of a bonfire. The memory that was, I was in front of a real teenage bonfire. And then I realized that on Netflix, during Christmas holidays, we had Fireplace 4k ranking No. 1. And so, slightly gripped by the comfortable despair of an impending apocalypse, a little melted in my nostalgic drama, on my hands the warmth of the bonfire shattering in my memory, I thought. We really screwed everything up. So did I? I realized that I never feel responsible for the catastrophic world situation in which we live, but then, then I have to look at myself in the mirror and ask to my image: what is your real life orientation? What is your most secret desire of all? Aren’t we a little reproduction of the whole world, in our small, ordinary lives? Why shall we ask governors to end up war or save oceans, while at home we don’t have time enough to do separate collection or we aren’t humble enough to forgive?

So. I looked for the Northern Star on google maps. And I found a restaurant.

In a galaxy far, far away, a long time ago, men looked up: "Oh, look, holes-in-the-sky!"

From that day on, they started walking.

Today we know when they will stop walking. 2600. (Says, Steven Hawkins). Globalization ended really badly.

But we liked to think we'll still have some time, we're hopeful.  

So, 5099. There’s still some time, come on.

Will We Live Forever?

Suggested Sound: “Ride”, Lana Del Rey. From our Hurricane Collective Soundtrack.

Now, it’s time to go and taste the very first, genuine products from our lively small community. Nothing is better than sitting in front of a cup of coffee, and relax.

Lilit

La ricerca della felicità.

O, possiamo aggiustare il mondo?

Lettere (editoriali) dall’epoca della turbolenza.

Dove sono finiti gli uomini? Che cosa vanno cercando? E voi, chi siete? 

Forse, in equilibrio fra la certezza rassicurante di un like, YOLO o il futuro, una positive vibe, Kanye West bandito dalla conversazione collettiva e Taylor Swift che guadagna miliardi, la solitudine dietro il parlare parole vuote, il corso su come usare chat-gpt, lo sguardo distratto nel cercare di afferrare qualcosa che non si riesce proprio a trovare, quel qualcosa che non va ma-non-capisco-cosa, e, poi, una notifica. 

Il futuro non esiste. E il tempo?

Non molto tempo fa, uno, mi ha detto: abbiamo bisogno di scambio umano autentico, vogliamo trovare un luogo dove parlare di argomenti importanti di cui normalmente non parliamo mai, vogliamo fare qualcosa di creativo che si possa costruire insieme, e che possa anche aiutare qualcun altro nello stesso stato di ricerca personale. 

Così ingenuo, così semplice. 

“E allora non parlavo di boa, di foreste primitive, di stelle. Mi abbassavo al suo livello, parlando di viral contents, dei miei amici creators, di no-make up make up trend, di fashion shows e tote bags sostenibili. E lui, era tutto soddisfatto di avere incontrato un uomo tanto sensibile.” (Il Piccolo Principe, leggermente rivisto aggiornato).

Dalla mia finestra vedo la grossa cupola di una chiesa. Guardando su, una notte ho sentito il calore di un falò. La memoria che fu, ero davanti ad un vero-falò adolescenziale. E poi mi è venuto in mente che su Netflix al n.1 durante le feste ci stava il Fireplace 4k. E così, drammaticamente nostalgica rispetto al calore vero di quel falò disperso nella mia memoria, ho pensato. Abbiamo davvero mandato tutto a quel paese.

Ho provato a cercare la stella polare su google maps. E ho trovato un ristorante.

In una galassia molto, molto lontana, molto tempo fa, degli uomini hanno guardato in su “oh, guarda, buchi-di-cielo!”. 

E da quel giorno si sono messi in cammino.

Oggi sappiamo quando finiranno di camminare. 2600. (Dice, Steven Hawkins). La globalizzazione è finita davvero male. 

Ma a noi è piaciuto pensare che avremo ancora un po’ di tempo, siamo speranzosi. 

Quindi, 5099. Abbiamo ancora un po’ di tempo, dai.

Vivremo per sempre?

Lilit Boninsegni

L’insopportabile impostura dell’essere.

O, pensieri sui social media e la nostra salute mentale.

Sono seduta al tavolo della mia cucina subito dopo aver fatto colazione, aspetto che piovano le e-mail di lavoro, ma faccio una breve pausa, prendo un respiro, o forse cerco un contatto, non dissimile dalla sensazione che provavo nella mia adolescenza quando a scuola, tra una lezione e l'altra, prendevo una sigaretta. Prendo il telefono, apro il mio social e inizio a scorrere. Vedo parenti, ex amici e colleghi, persone che ho frequentato e sconosciuti. Mi imbatto in un post di quell'amica che non vedo da anni, una persona che ho cercato di raggiungere ma che ha scelto di non darmi la priorità nella sua vita, e una sgradevole sensazione di abbandono, di perdita, mi si accavalla nello stomaco. Vedo anche le pittoresche vedute paesaggistiche di luoghi esotici e paradisiaci di quella ex collega che ora sembra vivere la sua vita da sogno, sempre in viaggio, e mi viene da pensare se ho fatto le scelte giuste nella mia vita, e cominciano a serpeggiare dubbi sul mio destino. Poi mi imbatto in un post di quella giovane imprenditrice che ho conosciuto a un incontro politico; vedo solo il suo volto, vedo quelle labbra a papera e quegli occhi da cerbiatta, quell'angolazione fotografica e quei filtri che trasformano i volti delle donne in bambole e, da millennial, mi balenano ricordi lontani di Pamela Andersson; Pamela, come madre primigenia della gentrificazione di quel look pornografico, calibrato ora dalle ben più famose Kardashian.

di Andrea Nyberg.


Siamo tutti greenwahsers?

Sappiamo tutti che Instagram a volte può sembrare una passerella glamour per i prodotti eco-compatibili, ma ecco il problema: quegli spazzolini da denti in bambù e quelle cannucce riutilizzabili sono solo un'apparenza o fanno la differenza? Facciamo scelte ecologiche che vadano al di là del glamour di Insta-glam e che contribuiscano effettivamente a rendere il pianeta più verde.

Inoltre, possiamo parlare di quelle borse di tendenza? Sono ovunque, in colori vivaci, ornate da slogan accattivanti e spesso sono una vera e propria dichiarazione di moda. Ci pavoneggiamo con questi accessori eco-chic e ci sembra di essere all'altezza del gioco della sostenibilità. Qualcuno ha voglia di fare #OOTD? Quindi, avete ottenuto la foto perfetta della tote bag per il vostro Insta. Ma cosa succede dopo?

A volte si ferma tutto lì, alla foto. È come una performance unica, un momento congelato nel tempo. Abbiamo messo in mostra le nostre credenziali ecologiche, ma stiamo davvero vivendo una vita ecologica al di là del grammo?

LA VERITÀ DELLA TOTE:

Al di là dell'estetica, siamo realisti. I critici suggeriscono che alcuni tote-toter potrebbero usare queste borse come un accessorio di stile più che come un reale impegno a ridurre la plastica monouso. È come se la borsa diventasse un oggetto di scena e il vero impatto sull'ambiente si perdesse nella confusione. Le borse sono fantastiche, ma sono solo un piccolo pezzo del puzzle.

DALLA MODA ALL'AZIONE:

Per abbracciare davvero la moda sostenibile, andiamo oltre la tendenza delle tote bag. Esplorate i pezzi senza tempo realizzati con materiali etici e sostenibili. Considerate la qualità più che la quantità, sostenendo i marchi che danno priorità alla qualità e alla sostenibilità. Usiamo Instagram come piattaforma per esplorare e condividere scelte più sostenibili, dalla riduzione dei rifiuti al sostegno di marchi ecologici. Si tratta di un quadro più ampio, gente!

SOSTENIBILITÀ OLTRE LO STILE:

Ricordate che il greenwashing esiste. È come le aziende che schiaffano un emoji della natura su un prodotto e lo chiamano eco-chic. Ma non temete! Cerchiamo di essere consumatori consapevoli. Fate qualche ricerca prima di acquistare prodotti "verdi".

Di Maral Valipour.

La mia identità, la mia ribellione.

O, la bellezza salverà il mondo?

Modelli irraggiungibili di bellezza, ansia da prestazione, ricerca della felicità. Chi sono i nostri modelli? Dove sono finiti gli spiriti ribelli? Cosa possiamo fare per riportare in auge una forma di ribellione curativa, dove possiamo trovare le persone ispirate che hanno percorso questo cammino in passato e che possono ispirarci per il futuro?

Il nostro cammino di esseri umani inizia guardando le stelle e continua cercando frammenti di eternità. Senza l'accettazione di noi stessi e un autentico senso di appartenenza a una comunità, la nostra identità ne esce schiacciata. Vogliamo cercare quella bellezza primordiale che tutti abbiamo nel nostro intimo: possiamo "indossarla" in modo tangibile o prendere posto in modo invisibile nella nostra coscienza, curando la solitudine, la mancanza di significato e l'ansia.

Di Alessandra Arpaia. Articolo in Inglese: My identity, my rebellion.

Lavorare, o il significato di quello che cerchiamo.

In questo progetto video, i nostri volontari Brian e Gabriela indagano sul significato del lavoro, nella cultura di oggi. Intervistano se stessi e diverse persone provenienti dall'Italia e da altri Paesi. Alcuni di loro hanno un lavoro, altri danno un posto di lavoro ad altri, altri ancora non vedono l'ora di cambiare lavoro. Tutti loro sono alla ricerca di qualcosa, che cos'è?

I giovani cercano un lavoro che permetta loro di esprimersi. Molti non riescono a trovare lavoro nei settori per i quali studiano. Ancora più spesso rimangono senza lavoro, sognando una professione che viene ritratta cinematograficamente sui social media. C'è un modo per raccontare il dietro le quinte ai giovani, facendo luce sul disagio che deriva dal non trovare il lavoro che si sognava? Il lavoro che si sogna è davvero quello che rende felici? Conversazioni con persone provenienti da mondi ed esperienze diverse, con giovani che soffrono di questo problema. È possibile lavorare per costruire qualcosa che rimanga e che ci faccia sentire a casa?“Sometimes, I feel anxious about a new assignment, a new job position. I guess I should work more on myself not to feel this pressure.”

— BRIAN, GEN Z, FROM PRATO, ITALY

Humanity Papers nasce da un po’ di persone che si sono conosciute grazie a Linkedin, o che si conoscevano per vie svariate. Persone che anno passato un sacco di tempo a fare riunioni online, connessi da molti paesi del mondo, a volte di giorno a volte di notte, creando idee, iniziando progetti che sembravano non avere né capo né coda, incontrandosi di persona, usando il wifi gratuito, disconnettendosi perché andava via la linea. Questo progetto editoriale-sociale è stato creato da ragazzi e ragazze connessi dalla Nigeria, dall’india, dalla Turchia, dall’Iran, dall’Italia, dagli USA, da Taiwan, dalla Svezia, da Gen Z e Millennials, da professionisti e creativi, ma anche da gente comune, che voleva metterci la faccia, e il proprio tempo, per creare qualcosa di buono, tentando (>tentando: perché la realtà no, non è un post patinato) di ascoltarsi seriamente e superare differenze e pregiudizi, nel rispetto dei propri limiti.. E per parlare di cose importanti - di quelle di cui non riusciamo proprio più a parlare, se non attraverso conversazioni create per essere lette sui social e generare, si, reazioni, ma non, vere relazioni. Quello che leggerete e guarderete è stato messo insieme con l’obiettivo di dare spazio alle persone vere. Di raccogliere e conservare il meglio dell’umanità, filtrare il peggio e far nascere idee nuove. Senza ambizioni, senza progettare un tot di likes o followers all’anno. Partendo dal microcosmo delle nostre vite ordinarie, nascoste dietro le quinte dello show. 

Indietro
Indietro

A Naked Monkey on a Mission

Avanti
Avanti

My identity, my rebellion.